08 Giu Ritiro OCDS
Ritiro OCDS
Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sul ritiro OCDS Lombardo che si è svolto il 25 aprile, il mio primo impulso è stato quello di non accettare. Non sono mai stata brava per queste cose, è la prima volta che mi cimento per cui faccio appello alla vostra pazienza e soprattutto all’aiuto del Signore per cercare di dirvi qualcosa che abbia un senso e per “scrivere liberamente i miei pensieri”, come dice S. Teresa di Lisieux all’inizio del suo Manoscritto A.
Si è trattato di un primo nostro ritiro, programmato per tutto l’arco della giornata, dopo questo lungo periodo di pandemia e avrebbe dovuto svolgersi a Monza. Il sabato immediatamente prima dell’incontro, i padri della Comunità di Monza sono risultati positivi al Covid e così tutta l’organizzazione prevista lì è saltata…. Un breve momento di disorientamento e poi la decisione di trasferire tutto a Milano… Il posto c’era, era libero… detto fatto! Le monache dicono: “quando ci si mette la Santina, non ci sono più ostacoli!”.
Il programma prevedeva due meditazioni preparate dal Padre Provinciale, P. Fausto, una al mattino e una al pomeriggio, la Santa Messa comunitaria – concelebrata da p. Davide nostro Delegato Provinciale, il pranzo al sacco e dei banchetti per una piccola vendita di manufatti prodotti e messi a disposizione da alcuni confratelli della Provincia Lombarda per raccogliere fondi per il pullman per gli esercizi spirituali a Bocca di Magra in settembre. C’erano marmellate, liquorini, biglietti, bambole, oggetti in vetro e anche delle magliette – con la scritta di Santa Teresa di Lisieux che tanti conoscono: “Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra”- per celebrare l’avvenimento della nomina di questa nostra “piccola” grande santa a Patrimonio mondiale dell’umanità” nel 2025.
Il tema di questo ritiro era: “A mani vuote” – Esperienza di vuoto e di pieno in Teresa di Gesù Bambino.
S. Teresa scrive nel suo Atto di Offerta all’Amore Misericordioso: “alla fine di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere.” Questa espressione “a mani vuote”, che sintetizza il suo cammino spirituale, è un’espressione per noi sconcertante perché dall’esperienza di Dio che facciamo, noi immaginiamo e ci aspettiamo che ci ritorni una pienezza di pace, di gioia, di consolazione. L’idea di vuoto ci spaventa, non solo per la condizione di vuoto in se stesso, ma anche perché il pensiero di presentarci davanti al Signore senza niente in mano mette in discussione l’efficacia di tutto quello che pensiamo di aver fatto e ci mette di fronte alla verità del fatto che tutte le nostre “opere” non contano niente, non servono a livello della corrispondenza con Dio; di fronte alla misura di Dio non possiamo far valere le cose anche buone che abbiamo fatto.
Tuttavia, S. Teresa non vuole rinunciare a raggiungere quella meta di santità che ha intravisto e continua: “Voglio dunque rivestirmi della tua propria Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso.” Quindi, vuole dirci che, se non è possibile vivere questa pienezza, possiamo però lasciare che sia la forza di vita del Signore a farlo in noi. San Paolo direbbe: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.” Questo implica una consegna e una fiducia totale in questa forza tanto che la Santa arriverà poi a scrivere: “Come la Maddalena, chinandosi continuamente sul sepolcro vuoto, finì per trovare quello che cercava, così, abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, mi innalzai tanto in altro che riuscii a raggiungere il mio scopo.”
Allora, il segreto per non temere è di riferire all’opera di Dio tutto ciò che c’è di buono in noi e, dopo aver gustato il piacere di condividere insieme ai miei confratelli una ritrovata convivialità, vorrei terminare con quest’ultimo pensiero di S. Teresa sul Comandamento nuovo di Gesù che trovo molto bello: “Ah! Signore, so che tu non comandi niente di impossibile, conosci meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, sai bene che mai potrei amare le sorelle come le ami tu, se tu stesso o mio Gesù, non le amassi ancora in me. E’ perché mi vuoi concedere questa grazie che hai dato un comandamento nuovo. Oh! Come l’amo poiché mi dà la sicurezza che la tua volontà è di amare in me tutti coloro che mi comandi di amare!”
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