14 Set Comunità OCDS Piacenza
Comunità OCDS Piacenza
Pensieri e riflessioni sulla situazione attuale raccolti dai colloqui
telefonici con le nostre consorelle.
Abbiamo dovuto sospendere la Giornata Comunitaria mensile, ma ci siamo mantenuti in contatto tramite un gruppo creato su whatsapp, in cui abbiamo pubblicato riflessioni sul Vangelo del giorno, inviti alla preghiera, saluti, ricorrenze e cordialità varie. Il gruppo è molto seguito da coloro che hanno accesso alle attuali strumentazioni tecnologiche.
Con coloro che non utilizzano whatsapp, e anche con gli altri, ci si è sentiti periodicamente al telefono e dai vari commenti, è emersa una situazione di perplessità e insicurezza, di paura, si dice che sono tempi strani, assolutamente singolari; l’incertezza legata al proprio e altrui futuro, sembra essere costante e quotidiana. La triste conta dei nuovi contagiati, deceduti, guariti, sembra portare alla memoria di alcune consorelle più anziane, l’esperienza vissuta durante la guerra, e dicono: “Allora, come oggi, non si aveva certezza di poter arrivare alla sera della giornata che si apriva ad ogni alba”. mentre le giovani generazioni sono cresciute ignare di questo passato. Tanto che nei primi giorni della pandemia a qualcuno dei più giovani, era tornata alla memoria, come esperienza diretta, la grande nevicata del gennaio 1985, che aveva paralizzato gran parte della Penisola, ma con il protrarsi dell’allarme e una crescente diffusa preoccupazione erano tornati in mente i giorni successivi agli attentati dell’11 settembre 2001. Queste erano inizialmente le ultime emergenze di cui la memoria ci offriva il ricordo.
Purtroppo con la sospensione delle attività lavorative e scolastiche disposta dal governo è parso evidente che il nemico era ben più insidioso e minaccioso del tempo atmosferico, degli attentati, del terrorismo stesso.
Tutti allora abbiamo dovuto ridimensionare la concezione che avevamo “dell’onnipotenza dell’uomo”, della scienza della tecnologia, e scoprirci invece esseri vulnerabili e impotenti, pur in mezzo a tanto progresso, a tanti protocolli, a tante scoperte scientifiche. Il limite umano rimane infatti l’elemento costante che abita le nostre riflessioni nelle pur diverse generazioni e che ci ricorda la naturale condizione di povertà, di impossibilità a superare, da soli, particolari momenti difficili.
C’è chi si chiede, ma cosa sta succedendo? Perché ci è arrivata addosso questa bufera che sta travolgendo tutto il mondo? Sono interrogativi difficili. Se leggiamo la Sacra Scrittura, troviamo che se li poneva anche il popolo ebraico quando era sconvolto da guerre e deportazioni e temeva per la sua stessa sopravvivenza. La risposta gli giungeva dai profeti ed era una risposta illuminata dalla fede. Essa conteneva sempre un chiaro invito: “Dio vi chiede di convertirvi”. Forse anche a noi Gesù risorto vuol dire qualcosa di molto importante in questo momento di grave insicurezza e sofferenza. Ci ripete cioè l’invito con cui cominciò la sua predicazione: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15)
Il Coronavirus, ci siamo detti, ci costringe ad isolarci fisicamente gli uni dagli altri, non deve, però, riuscire a sfilacciare i legami di affetto, amicizia, solidarietà che ci legano. Tante delle nostre consorelle e altri amici , si ritrovano, soli in casa e magari nel bisogno, di piccoli servizi, quindi aggiungiamo che però, ognuno di noi cerca di fare la propria parte, sia concretamente, andando in aiuto delle persone che hanno bisogno con piccoli servizi, sia pensando a chi può far piacere ricevere un saluto e scambiare una parola telefonicamente quindi facciamo qualche telefonata in più o inviamo un messaggio; è un piccolo regalo che parte dal cuore e contribuisce a sconfiggere l’isolamento a cui ci spinge questo virus.
La condizione attuale costituisce però anche una nuova possibilità; perché vivere nei nostri rifugi casalinghi, consente di ripensare al valore delle cose essenziali che fondano il nostro stare al mondo, il senso della nostra vita, mentre altre consuetudini, che il diffondersi del virus ha immediatamente scalzato dalla nostra esistenza, ci fanno riflettere sulla loro effettiva utilità. Tanti lavori urgenti, manutenzioni, pratiche, che dovevamo fare ci sono apparsi immediatamente come cose che non erano indispensabili e alcune persino inutili, al punto che tutto andava avanti anche senza quelle pratiche. Ad esempio la frequenza ai bar, ai locali, ai cinema, l’organizzazione di cerimonie fastose in concomitanza dei sacramenti, le cene ai ristoranti, le vacanze da prenotare, le stesse consuetudini di cui per decenni ci siamo circondati, che sembravano ineliminabili, oggi ci appaiono tutte cose non necessarie, o di scarso valore perché la situazione attuale ci ha riportato alla constatazione che alla fine molte di esse sono inutili, sono un superfluo che nulla aggiunge al nostro vivere umano e cristiano.
Oggi nella nostra comunità, si sente il bisogno di concentrarci su quegli elementi essenziali che vogliamo assolutamente mantenere come le relazioni dirette con le persone, e queste ci mancano, come la preghiera, l’Eucarestia e le Celebrazioni sospese alle prime avvisaglie dell’epidemia e non ancora riattivate, come la cura dei nostri bambini a casa dai nidi e dalle scuole, la cura dei nostri anziani ecc
I nostri confratelli e le nostre consorelle sono consapevoli, di avere ora più tempo per la preghiera, per la meditazione per l’approfondimento della nostra spiritualità. Siamo tutti alle sette del mattino davanti al televisore per ascoltare la Santa Messa del Papa Francesco nella cappella della Casa santa Marta, seguita dalla celebrazione delle Lodi, poi la giornata è scandita da altri appuntamenti: la lectio sul vangelo del giorno, della Abbadessa delle Benedettine di Piacenza, inoltrata a tutti via cellulare, alle 12 il Rosario recitato dal Cardinale Comastri, alle 15 la coroncina della Divina misericordia, quindi i Vespri e Compieta. Alcune ascoltano volentieri le catechesi di Padre Giorgio Maria Farè, sul testo de “L’imitazione di Cristo” pubblicate su youtube. Le nostre giornate sono ricche di possibilità di incontrarci e stare uniti al Signore e questo ci sostiene spiritualmente e ci da anche speranza per il futuro.
Continuiamo a pregare in questo momento di prova e, quando possiamo, preghiamo assieme; usando di quegli strumenti della rete , che però non sono facili per i più anziani, ci ricordiamo, a vicenda nel Signore, e cerchiamo di tenere viva quella comunione con Gesù, con Maria e tra di noi che il Corona virus non può rompere.
Aiutiamoci a trasformare questa difficoltà in un’occasione per andare più in profondità nella nostra fede in Gesù, magari per fare un attento esame di coscienza e appena possibile accostarci alla confessione. Oggi mi veniva in mente quel passo in cui Gesù ci dice “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.” (Mt 5, 23)e Pensavo che magari ciascuno di noi ha dei rapporti incrinati o interrotti, che giacciono lì come scorie morte che appesantiscono il nostro cuore. Ora abbiamo tempo per pensare a come rimuovere questi macigni da nostro cuore, potremmo scrivere una lettera a queste persone, fare una telefonata, per ravvivare i rapporti tra di noi, per ricucire situazioni di astio o di piccole rivalità. Ed abbiamo così condiviso questo brano della predicazione di Papa Francesco:
“Lasciando da parte pregiudizi e difficoltà di intesa che ci possono essere tra noi, con cuore umile pensiamoci fratelli, uniti da quel legame di amore che Gesù ha creato tra noi grazie al sacramento dell’eucarestia. «Di solito noi proiettiamo in Lui quello che siamo, alla massima potenza: il nostro successo, il nostro senso di giustizia, e anche il nostro sdegno. Però il Vangelo ci dice che Dio non è così. È diverso e non potevamo conoscerlo con le nostre forze. Per questo si è fatto vicino, ci è venuto incontro e proprio a Pasqua si è rivelato completamente. Dove? Sulla croce. Lì impariamo i tratti del volto di Dio. Non dimentichiamo fratelli e sorelle che la croce è la cattedra di Dio. Ci farà bene stare a guardare il Crocifisso in silenzio e vedere chi è il nostro Signore». Solo l’amore custodisce la vita che abbiamo, perché abbraccia le nostre fragilità e le trasforma”.
Se ci aiutiamo in questo discernimento sincero e coraggioso, questa periodo può diventare veramente un tempo di grazia che vede un risveglio delle nostre coscienze che ci porta alla confessione delle nostre infedeltà e alla gioia di una conversione profonda.
Comunità OCDS Piacenza
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