27 Apr PARMA
CARMELITANI SCALZI
PROVINCIA DI SAN CARLO BORROMEO
PARMA
TITOLO: Convento dei Carmelitani Scalzi “Oratorio dei Rossi”
INDIRIZZO: via Giuseppe Verdi, 3 – 43121 Parma (PR)
TELEFONO DELLA COMUNITÀ: 0521 282814 – cell. Priore 320 8083083
E-MAIL DELLA COMUNITÀ: bijoyocd@gmail.com
ANNO DI FONDAZIONE: 1623
SITO WEB DELLA COMUNITÀ: https://parrocchiasantateresaparma.it/
ATTIVITÀ: catechesi – confessioni – direzione spirituale – concerti – feste carmelitane
BREVE STORIA:
“Non era facile allora viaggiare. Le distanze erano pesanti. Parma era una sosta tra Bologna e Milano, tra Milano e Bologna. La famiglia Giandemaria ospitava munificamente i Padri di passaggio da Parma. Ma la Provincia preferì una casa propria, cioè un convento.
Un primo approccio verso il 1622 tra il Duca Ranuccio I Farnese e il Provinciale, P. Simone di S Paolo, diede buone speranze. Ma poco dopo e il Duca e il Provinciale morirono. Il nuovo Provinciale, P. Anastasio di S. Giovanni Battista, consigliato dal Card. Odoardo Farnese, “Porporato Reggente” e tutore del giovane Duca Odoardo, ne trattò con la Duchessa Margherita Aldobrandini-Farnese, nipote di Clemente VIII e moglie del defunto Duca Ranuccio I, nonché madre di Odoardo. Questa si prese a cuore la fondazione e superò tutti gli ostacoli.
Il Vescovo di Parma, Mons. Pompeo Cornazzani, col consenso del Duca Odoardo, tramite Mons. Jacobo Cornazzani, suo Vice Luogotenente Generale, il 4 agosto 1623 consegnò con atto pubblico ai Padri la Cappelletta di S. Maria Bianca (1), sita oltretorrente, con tutte le sue pertinenze, a due condizioni: 1) Costruire il convento a spese dell’Ordine entro 30 anni; 2) Riunirvi non meno di 15 religiosi sacerdoti per il servizio del Santuario.
Con le offerte dei fedeli, col concorso del Comune, e specialmente con la generosità delle signore Camilla Tagliaferri e Anna Manlia i Padri poterono costruire una nuova chiesa. Il Vescovo pose la prima pietra. Fu aperta al pubblico nel 1670, come da lapide sulla facciata. La chiesa, su disegno del P. Baldassare di S. Caterina, riuscì “ampia, accogliente, dignitosa, decorata di marmi, pitture e stucchi”. Aveva due altari: l’altare maggiore di marmi finissimi e sopra una bellissima ancona con l’immagine di S. Maria Bianca; l’altro, anch’esso sontuoso, dedicato alla S. Madre Teresa con statua del Bernini.
Costruirono anche un grande convento. Un tempo vi dimorarono 23 Padri, 10 studenti e 12 laici. Ci fu un periodo che fu studentato e noviziato.
I Padri erano custodi fedeli e propagatori entusiasti del culto a S. Maria Bianca e vivevano sotto il suo sguardo con intensità la loro osservanza regolare, quando nel 1769 il Duca Ferdinando, certamente subornato dal suo Ministro Guillaume-Léon Du Tillot, statista francese seguace del filosofismo enciclopedico, li soppresse. Rimasero solo nell’ospizio di S. Quirino 3 Padri e un Fratello.
La comunità poté ritornare in S. Maria Bianca otto anni dopo, nel 1777, ma a dure condizioni: 2 religiosi in convento, né più né meno; presenziare a tutte le processioni; Ammessi solo i conversi che fossero nazionali; Previo permesso dell’autorità per ripristinare lo studentato; Nessuna questua né in città né in campagna.
La vita dei religiosi si faceva difficile, ma il peggio accadde nel 1810 con la soppressione totale di Napoleone: chiesa distrutta, altare maggiore trasportato in Duomo, S. Maria Bianca tra le macerie e poi nell’Oratorio di S. Claudio, convento ridotto ad abitazioni civili.
IL RITORNO DEI PADRI A PARMA avvenne 70 anni dopo per l’intervento di una grande benefattrice, la Sig. Luigia Minguzzi di Ferrara, fattasi nostra monaca a Parma nel 1882 col nome di Sr. Angela di S. Giuseppe. Aveva offerto la cospicua somma (allora) di L. 80.000.
I Padri poterono così comperare due orti, il fabbricato già monastero delle Canonichesse Lateranensi di S. Agostino e l’orto annesso.
Nel 1881 si pose la prima pietra della costruenda nuova chiesa su disegno dell’Architetto Prof. Pancrazio Soncini, sull’area della chiesa demolita di S. Agostino. Difficoltà e sospensioni non mancarono. Solo la mano coraggiosa e intraprendente di P. Gerardo Beccaro la condurrà a termine. Verrà inaugurata il 13 ottobre 1885, nel 1886 vi sarà solennemente riportata da S. Claudio l’effigie della Madonna e il 10 ottobre 1887 sarà consacrata col titolo di S. Maria Bianca in S. Agostino.
Il 3 luglio 1885 fu posta la prima pietra del nuovo convento che divenne priorato nel 1887. Si riprese la vita regolare. Ma i guai non finiscono una volta per sempre. Difficoltà di ordine economico, disturbi nella vita regolare ed intralci nel lavoro apostolico si fecero presenti fin dal primo decennio 1900; si affermarono maggiormente durante la prima Guerra mondiale e nel 1919 diventarono gravi. Parma Vecchia, oltretorrente, era diventata covo di disordini, di sommosse e perfino di scontri armati.
I Padri iniziarono trattative per trasferirsi in Parma Nuova e precisamente nella chiesa della SS. Trinità di via Garibaldi 28 – Oratorio de’ Rossi (antichissimo ente benefico). Mons. Guido Maria Conforti, Vescovo di Parma, patrocinò la loro causa. Vendettero l’antica proprietà. Presero possesso “in uso perpetuo” della nuova chiesa il 17 luglio 1920, dopo aver stipulato una convenzione con l’Opera Pia. Vi trasportarono l’effigie di S. Maria Bianca, che però più tardi, il 28 agosto 1929, donarono alle nostre monache per impossibilità di collocarla decorosamente nella nuova chiesa. La chiesa era molto bella, ma il convento “dato in affitto” era infelice. I Padri vi rimasero quarant’anni.
Nel 1968 si cominciò la costruzione di un nuovo convento, consistente in un lato di un palazzo sito in via Verdi. Lo si abitò in parte alla fine del 1971, in tutto nella primavera del 1972.
Il 13 novembre 1973 la chiesa fu eretta in parrocchia col titolo di S. Teresa di Gesù Bambino”.
P. Giulio Vitali intitolata, “Cenni storici” sulla Provincia lombarda dei Carmelitani Scalzi, Milano, 1980).
CASA DI LORETO:
Nella nostra Chiesa, dedicata a Santa Teresa di Gesù bambino e del Volto Santo, in fondo alla navata, sul lato sinistro, ospitata nella grande e spaziosa cappella, ornata da un fregio dedicato alla Gloria dello Spirito Santo, si trova una fedele riproduzione della Santa Casa di Loreto.
L’ edificio che vediamo oggi risale al 1706. Tale edificio non è però l’originale, bensì la riproduzione della prima riproduzione. La prima “copia” della Santa Casa di Loreto infatti, era già stata eretta qui nel 1696, ed era stata posizionata proprio al centro della Chiesa stessa, sotto la cupola.
La prima idea di costruire una “copia” della Santa Casa in questa Chiesa – come riportano i documenti storici – germogliò nel 1605, prendendo spunto dalla donazione di una statua (avvenuta appunto in quello stesso anno) alla Confraternita della SS Trinità, dall’ allora segretario Alessandro Costi.
Il segretario nel 1605 aveva omaggiato la Confraternita, con una statua raffigurante la Madonna di Loreto (la statua che vediamo oggi), e questa statua era stata collocata in fondo alla navata della Chiesa, nella terza cappella di destra.
Passarono molti anni però prima che l’idea – nata appunto dalla donazione della statua – potesse realizzarsi.
Fu infatti solo nel 1662 che la Confraternita, approvò il progetto per la realizzazione di una copia della Santa Casa di Loreto che doveva ospitare la statua della Madonna donata dal Costi. Dal progetto alla edificazione vera e propria della copia della Santa Casa, passarono ancora più di 30 anni durante i quali si raccolsero i fondi necessari per la sua costruzione.
La fabbrica per la realizzazione del progetto venne avviata, appunto trenta anni dopo, nel 1694 e la costruzione della “copia” della Santa Casa durò due anni. La prima Santa Casa venne inaugurata il 9 dicembre 1696, e lì vi si pose solennemente la statua della vergine, che era stata donata alla Confraternita nel 1605.
Ogni anno, il 10 dicembre – ricorrenza della Madonna di Loreto – si teneva una festa alla quale prendevano parte anche i Duchi Farnese. I festeggiamenti in onore della Madonna proseguivano nei due giorni successivi durante i quali, oltre a celebrare le funzioni religiose, si addobbava l’oratorio, e si faceva musica, si tenevano delle vere e proprie feste alle quali partecipavano tantissimi fedeli.
Tuttavia la posizione dove era collocata la Santa Casa, proprio al centro della Chiesa arrecava un certo fastidio ed ingombro, proprio a causa del notevole afflusso di persone, pertanto la Confraternita decise di demolirla ed erigerne un’altra. Ed è appunto questa seconda Santa Casa quella che vediamo oggi.
Il progetto originale fu affidato all’ allora architetto di corte Ferdinando Bibiena, il quale probabilmente ispirò anche il rilievo in stucco, che orna il fronte superiore della Cappella e che rappresenta la Gloria dello spirito santo raffigurato da una colomba, con una corona di raggi e nuvole e da alcuni angeli che inneggiano alla immacolata concezione reggendo cartigli con la scritta CONCEPIT DE SPIRITU SANCTO – l’ esecuzione di questi stucchi fu ad opera da Antonio Alai – ed essi vennero completati poco prima della inaugurazione della nuova Santa Casa celebrata l’ 8 dicembre del 1706. Festa della Immacolata concezione.
La Santa Casa che vediamo oggi è un parallelepipedo con ai lati lesene corinzie scanalate. Al di sopra del parallelepipedo si trova una trabeazione decorata con un fregio a gigli e festoni con roselline ed una balaustra è in legno dipinto a finto marmo.
La facciata è ornata con statue e rilievi in terracotta dipinti ad olio (a fingere il marmo) gli alti lati invece sono solo dipinti ma l’affresco è in chiaroscuro per fare intendere l’idea del rilievo.
La parte superiore della facciata raffigura l’annunciazione (di particolare dettaglio il letto, la finestra il vaso ed il cane) a fianco si trovano i rilievi che raffigurano la visitazione ed il censimento, nelle nicchie trovano posto statue raffiguranti la Sibilla libica e la Sibilla delfica.
Sotto i profeti Geremia ed Ezechiele Al centro della parete vi è una apertura con grata in ferro che permette di vedere anche dall’esterno la statua della Madonna di Loreto con il bambino – sul retro della statua è inciso il nome del donatore Alessandro Costi, e l’anno della donazione 1605 – impreziosite da corone d’ argento brunito con pietre e da pregevoli vestiti in broccato’ argento. La cornice tardobarocca è in legno intagliato e dorato, con una ricca figurazione di foglie d’ acanto, roselline, testine alate e putti. Al culmine reca uno stemma contornato da foglie e sormontato da una corona con un’iscrizione la cui data si riferisce alla prima santa Casa di Loreto. TURRI DAVIDICAE OLIVA PHISICA ET IMBELLIS EX CORDE HOC SACRAVIT / DIE OCTAVA DECEMBRIS 1696. L’ interno riproduce in buona parte quello originale della Santa Casa di Loreto. Le pareti sono dipinte in modo da fingere sul nudo mattone, resti di antichi affreschi riproducenti immagini della Vergine, del bambino e di Santi. Nelle pareti laterali vi sono gli ingressi alla cappella, i dipinti sul lato sinistro la Nascita della Vergine, e lo Sposalizio della Vergine con San Giuseppe, fra le lesene da sinistra le Sibille tiburtina, frigia, ellespontina, al di sotto i profeti Amos, Daniele ed Isaia. Sul fronte sud, opposta alla facciata, gli affreschi a chiaroscuro, mostrano nella parte superiore il Transito della Vergine, sotto, in diversi episodi, la Traslazione della Santa casa, le figure rappresentano da destra la Sibilla cumea e quella samia, sotto Mosé e Balaam. Infine sulla parete destra compaiono da sinistrala Natività di Gesù e l’adorazione dei pastori, poi l’Adorazione dei Magi, le Sibille persica, pontica ed eritrea ed i profeti Zaccaria, Davide e Malachia. Non si conosce l’autore di queste pitture né di quelle all’interno della cappella.
Completano la decorazione della cappella cornici e reliquiari in legno dorato ed argentato e piccole tavole, inoltre vi sono poi sei candelabri d’ argento che pendono dal soffitto. Ai lati si trovano due lapidi in memoria ai caduti di Cefalonia Corfù e dell’Aeronautica, a ragione del fatto che la Vergine di Loreto è patrona e protettrice dell’Aeronautica militare Italiana.
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