14 Set Fraternità di Lessolo
Fraternità di Lessolo
Certo è stata un’amara sorpresa vedersi negare i più elementari diritti di viaggiare, di incontrarsi, in un continuo crescere di restrizioni, fino a essere confinati in casa o dove ci si trovava in quel momento, a dover imparare nuove norme igieniche, a guardarsi in faccia e chiedersi perché? Cosa sta succedendo di così grave? E come per tutti, anche per noi sette presenti in comunità è iniziato il succedersi di notizie sempre più allarmanti sul contagio e la sua diffusione trasversale. Tutti erano a rischio di essere colpiti, di diventare untori, a meno di osservare scrupolosamente l’isolamento e rifiutare ogni visita, ogni incontro non strettamente necessario. Per questo qualcuno di noi, tornato appena in tempo prima del blocco, ha scelto di farsi due settimane di isolamento, per precauzione. E così siamo rimasti confinati in casa e dintorni, a scoprirci comunque privilegiati, visto che la casa è grande, l’orto molto esteso, e con la possibilità di piccoli allevamenti. Il nostro ortolano è rimasto bloccato in famiglia in Bangladesh, per cui l’orto ospita più erbe che buone verdure.
Un cambiamento che ci ha colpiti come fraternità è stato l’assoluta assenza di visite e arrivi di amici e conoscenti; non più una macchina in cortile oltre le nostre allineate e ferme. La sola eccezione è la volante dei carabinieri che vengono ad ore diverse e anche inopportune, al controllo del detenuto che vive con noi. Altrimenti solo Mario si azzarda per tutti a fare le spese necessarie e come parroco delle sue 4 parrocchie, a fare i dovuti e numerosi funerali; anche qui con un rito quasi disumano, senza partecipazione desiderata.
L’altro fatto imprevisto per i due di noi, occupati nelle parrocchie, è l’aver dovuto rinunciare ad ogni celebrazione liturgica, compresa la Pasqua; noi e i parrocchiani; mai successo. A questo silenzio si rimedia in qualche misura con telefonate, con l ‘invio di messaggi, di testi e di una ‘lettera’ che racconti in modo accattivante, il tema delle letture domenicali. Qui in fraternità abbiamo continuato a celebrare la messa al sabato sera, solo tra di noi, o con qualche collegamento con parenti e amici. Il 18 aprile, abbiamo ricordato con semplicità, i dieci anni dalla morte del nostro Giuliano. Oltre alla messa comunitaria del sabato, abbiamo sempre tenuto fede alla lectio del mercoledì sera, sulle letture della domenica seguente
Questa epidemia ci ha anche sconvolto il programma per il cinquantesimo della nostra Fraternità; alcuni incontri, fortunatamente li avevamo già fatti. Altri sono stati rimandati.
Chiara e Davide che hanno impegni come insegnanti, lo esercitano in modo soddisfacente on line, collegati con Skype. Abbiamo avuto tempo e modo di scoprirci tutti cuochi, finora senza danni eccessivi.
L’isolamento forzato ci ha regalato molto più tempo per stare tra di noi, per scoprirci più famiglia e capaci di attenzioni gli uni per gli altri. Per capire che senza relazioni e incontri veri si vive in un mondo irreale, mutilati sul lato umano e affettivo. Senza poter dare la colpa a nessuno. O forse anche a noi stessi che da anni abbiamo dissestato e sconvolto gli equilibri della natura e i processi naturali per produrre di più a vantaggio di pochi.
Sembra che la terra possa vivere bene anche senza di noi. Mentre è certo che noi non possiamo farne a meno. Come è certo che siamo ricchi di fragilità, tutti, piccoli e grandi: un virus invisibile ferma il mondo. Che ci serva per riprendere le misure!
La fraternità di Lessolo
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